Design Biolifico: l’ultima frontiera del pensiero progettuale. Ad occuparsi di un macrofocus su questa importante tendenza architettonica il blog del Salone del Mobile che racconta come questa realtà esista da sempre, ma sia stata da poco teorizzata.
Alla scoperta del design biolifico
La biofilia – letteralmente amore per la vita – è un’ipotesi scientifica proposta da Edward O. Wilson nel 1984, che rileva empiricamente nell’essere umano la “tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali”. Ossia, secondo il biologo americano, al cui pensiero si aggiunse quello di Stephen Kellert, professore emerito di ecologia sociale a Yale, non si può vivere una vita sana e completa lontano dalla natura. L’uomo ha bisogno di questo contatto diretto e della complessa geometria delle forme naturali, tanto quanto necessita di elementi nutritivi e ossigeno. Questa filosofia ha trovato una naturale prosecuzione in molti progetti architettonici.
A guide to biophilic design, scritta da Dirk Wynants, fondatore e head designer di DWDW e “big boss” di Extremis – l’azienda belga lanciata dal SaloneSatellite nel 1998 – da sempre impegnato in soluzioni innovative per rendere il mondo un posto migliore, tratta diffusamente questo tema.
Già nel 2013, l’azienda americana Herman Miller, aveva fatto una sintesi di ricerca sul design biofilico nel suo Nature-Based Design: The New Green evidenziandone il potere di nutrimento neurologico, oltre che il valore economico ed ecologico. Idea sostenuta anche dallo studio di consulenza ambientale Terrapin Bright Green, in un esauriente white paper del 2012, in cui si asseriva che “inserire la natura nell’ambiente edificato non è semplicemente un lusso, ma un buon investimento economico in salute e produttività, basato sulle ricerche neurologiche e sulle prove fisiologiche”. Terrapin, che ha continuato a dedicarsi alla causa, nel 2020 ha pubblicato Nature Inside: A Biophilic Design Guide, con un’interessante introduzione di Thomas Heatherwick, e per i prossimi mesi, ha in programma una serie di workshop sul tema, ritenendo che il progettare con la natura, a prima vista tacciabile di soddisfare solo i trend della salute e del benessere, in realtà rispecchia l’innata connessione tra esseri umani e natura.
Vivere in simbiosi e a contatto con la natura è la filosofia di Welcome, feeling at work, l’ufficio biofilico del futuro, progetto voluto dalla piattaforma indipendente Europa Risorse a firma Kengo Kuma and Associates, che sorgerà a Milano nel 2024 nell’ex area Rizzoli, vicino al parco Lambro. E che si proporrà come il più avanzato intervento ecologico in Europa, grazie alle certificazioni Well Platinum per la salute e il benessere delle persone e Leed Platinum per l’efficienza energetica, al rispetto delle linee guida anti COVID19 (Ashrae, Rheva, Aicarr e Rapporto ISS), alla circolarità nei materiali da costruzione, all’assenza di combustibile fossile e alla resilienza ai cambiamenti climatici per un futuro clima-neutro. “La sostenibilità è il tema principale del nostro futuro e una responsabilità sociale per qualsiasi settore e società”, dichiara Yuki Ikeguchi, partner di Kengo Kuma and Associates. “Gli elementi naturali nell’architettura, come vegetazione, luce, aria e legno stimolano i sensi e fanno la differenza sul posto di lavoro, sullo stile di vita e migliorano la salute fisica e mentale, oltre che la produttività”. Un progetto per il benessere delle persone e del pianeta, che anticipa la città del futuro: green, iperconnessa e al servizio della conoscenza e delle persone.
Non solo lavorare, ma anche essere curati nella e dalla natura. Questa l’intenzione del Magdi Yacoub Global Heart Center Cairo, ospedale che sarà immerso in un paesaggio verdeggiante con vista lago e sulle Piramidi di Giza. “Rigogliosa e verdeggiante, quest’oasi di sentieri e parchi favorisce il benessere”, dichiara Norman Foster, fondatore e presidente esecutivo di Foster and Partners che firma il progetto. “Con la sua strategia di progettazione passiva, è un esempio di sostenibilità in grado di rispondere alle esigenze dei pazienti”. Un centro avanguardistico che fornirà cure gratuite agli egiziani e a tutte le popolazioni dell’Africa sub sahariana. Nigel Dancey, head dello studio, spiega: “Questo è un progetto speciale che si focalizza sul fornire la migliore assistenza ai pazienti e offrire loro il miglior ambiente naturale in cui recuperare. Riunisce le ultime ricerche sulla biofilia e l’impatto positivo della natura negli ambienti clinici con il nostro lavoro pionieristico su ambienti di lavoro collaborativi che consentono agli operatori sanitari di fornire la migliore assistenza”.
Magdi Yacoub Global Heart Center
La disconnessione tra uomo e natura, e in particolare quella legata al cibo, è molto chiara all’austriaco Chris Precht che per favorire questa riconnessione ha sviluppato The Farmhouse, un grattacielo in legno che combina unità abitative modulari con agricoltura verticale. I residenti coltiveranno frutta e verdura nel nome della sostenibilità: il concime sarà, infatti, ricavato dai rifiuti biologici e dalle acque reflue e meteoriche opportunamente filtrate, in un ciclo di uso e riciclo che rende la struttura quasi indipendente.
The Farmhouse
The Farmhouse, Chris Precht
E, come riconnettere, invece, le città con la natura? La risposta ci verrà data il prossimo settembre da Planted, il primo evento dedicato al design biofilico, che si sarebbe dovuto tenere lo scorso anno, ma rimandato causa Covid. Durante il lockdown il format è diventato un forum di discussione online sui temi della sostenibilità del design, dell’architettura, del cibo e del rewilding. È ormai assodato che la natura ha un effetto positivo sul benessere psico-fisico delle persone. Secondo Oliver Heat, tra le voci più autorevoli nell’ambito del design biofilico, nonché uno dei promotori di Planted, i principi di questo design sono la chiave per creare ambienti urbani più desiderabili e possono essere applicati a intere città, quartieri, edifici e interni.