Illuminazione architettonica, 4 temi da conoscere

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L’illuminazione architettonica è l’arte e la scienza di utilizzare la luce come materiale da costruzione invisibile, capace di definire gli spazi, esaltare le forme e suscitare emozioni. Ben oltre la sua funzione puramente pratica di “fare luce”, un progetto illuminotecnico ben studiato trasforma la percezione di un ambiente, ne valorizza i materiali e ne determina l’atmosfera.

Si tratta di una disciplina che fonde creatività e tecnica, essenziale per dare vita a edifici, interni e spazi esterni, rendendoli non solo visibili, ma vivi. In questo articolo approfondiremo i concetti chiave che governano questa materia, analizzando come si declinano in contesti diversi e quali sono le insidie da cui guardarsi.

Approfondiremo i seguenti temi:

  • I principi fondamentali della progettazione illuminotecnica
  • Le diverse esigenze luminose per case, uffici e spazi espositivi
  • Esempi pratici di applicazione della luce
  • Gli errori più comuni e come evitarli, con fonti autorevoli

I principi fondamentali: dipingere con la luce

Una progettazione di illuminazione architettonica efficace non si basa sull’installazione casuale di lampade, ma sulla sapiente stratificazione della luce. Esistono tre livelli luminosi fondamentali che un lighting designer combina per creare un ambiente equilibrato e funzionale. Il primo è l’illuminazione ambientale (o ambient lighting), la base luminosa diffusa che garantisce la visibilità generale di uno spazio, come quella fornita da un controsoffitto con faretti a fascio largo o da lampade a sospensione.

Il secondo livello è l’illuminazione funzionale (o task lighting), una luce più intensa e focalizzata, indispensabile per svolgere compiti specifici in sicurezza e comfort, come la luce sotto-pensile in cucina o una lampada da scrivania in uno studio. Infine, l’illuminazione d’accento (o accent lighting) ha un ruolo drammatico e scenografico: serve a mettere in risalto elementi architettonici, opere d’arte o dettagli di design, utilizzando faretti a fascio stretto per creare gerarchie visive e giochi di chiaroscuro che aggiungono profondità e interesse allo spazio.

Ad ogni ambiente la sua luce

Le regole dell’illuminazione architettonica si declinano in modo radicalmente diverso a seconda della destinazione d’uso dello spazio. In un contesto residenziale, come case e ville di pregio, l’obiettivo è creare comfort, calore e intimità. Si prediligono temperature di colore calde (sotto i 3000K) e sistemi di dimmerazione per creare scenari luminosi diversi a seconda del momento della giornata.

L’illuminazione architettonica diventa un elemento d’arredo che accompagna la vita domestica. Al contrario, in un ufficio o in un ambiente di lavoro, la priorità è il benessere visivo e la produttività. Qui la luce deve essere più neutra (intorno ai 4000K), garantire un’illuminazione uniforme sulle postazioni di lavoro per evitare l’affaticamento visivo e rispettare normative specifiche, come la UNI EN 12464-1, che regola l’abbagliamento (UGR) per chi lavora a videoterminale.

Per gli stand fieristici o gli spazi commerciali, la luce diventa uno strumento di marketing: deve essere d’impatto, attrarre l’attenzione, esaltare i prodotti con un’alta resa cromatica (CRI > 90) e comunicare l’identità del brand, spesso attraverso soluzioni dinamiche e colorate.

La luce in scena: esempi pratici che ispirano

Per comprendere appieno il potenziale dell’illuminazione architettonica, pensiamo a qualche esempio pratico. Per valorizzare la facciata di una villa con un rivestimento in pietra, si possono utilizzare proiettori a luce radente dal basso verso l’alto (uplighting): questa tecnica esalta la texture tridimensionale del materiale, creando un suggestivo effetto di chiaroscuro che di giorno non sarebbe visibile.

In un soggiorno dal soffitto alto, invece di un unico lampadario centrale, si può optare per un sistema di binari elettrificati con diversi tipi di proiettori: alcuni orientati sulle pareti per una luce ambientale indiretta e morbida, uno spot per illuminare un quadro (luce d’accento) e una sospensione a caduta sopra il tavolino da caffè (luce funzionale e decorativa).

In un open space adibito a ufficio, un esempio virtuoso consiste nell’integrare sospensioni lineari a luce diretta/indiretta per l’illuminazione generale con lampade da tavolo individuali, permettendo a ciascun lavoratore di personalizzare la luce sulla propria scrivania.

Illuminazione architettonica: gli errori più comuni

Un’illuminazione architettonica inadeguata può compromettere anche il progetto architettonico più riuscito. Uno degli errori più diffusi, come evidenziato da numerose riviste di settore e professionisti del lighting design (fonte: Luceweb.eu, portale di riferimento per l’illuminazione), è l’effetto “grotta” o “sala operatoria”: affidarsi a un unico punto luce centrale, potente e freddo, che appiattisce i volumi e crea ombre nette e fastidiose.

Un altro sbaglio comune è l’abbagliamento, causato da faretti posizionati in modo errato o privi di ottiche adeguate, che colpiscono direttamente gli occhi anziché illuminare l’oggetto desiderato. Altrettanto grave è ignorare la temperatura colore e la resa cromatica (CRI), scegliendo luci che alterano i colori reali di arredi e finiture o mescolando in modo disarmonico luci calde e fredde nello stesso ambiente.

Infine, un errore tipico del neofita è quello di illuminare tutto in modo uniforme, dimenticando che l’ombra è importante quanto la luce per creare profondità, definire le forme e dare carattere a uno spazio.

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