La Direttiva Europea Case Green (EPBD) – acronimo di Energy Performance of Buildings Directive – rappresenta uno dei pilastri centrali del Green Deal europeo. Entrata nel dibattito politico già da diversi anni, ha conosciuto un’accelerazione significativa con l’approvazione da parte del Parlamento Europeo nel 2023, con l’obiettivo di guidare la transizione ecologica del settore edilizio.
La revisione della direttiva, nata nel 2002 e aggiornata più volte (2006, 2010 e 2018), punta a rendere il patrimonio edilizio europeo a impatto climatico zero entro il 2050. Il settore delle costruzioni è responsabile di circa il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di CO₂ in Europa: la nuova Direttiva Europea Case Green (EPBD) si propone dunque come uno strumento strategico per migliorare l’efficienza energetica e ridurre drasticamente l’impatto ambientale degli edifici esistenti e futuri.
Questo un elenco sintetico con i 5 temi principali del post:
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Obiettivi e contesto della Direttiva Europea “Case Green” (EPBD)
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Scadenze e obblighi per edifici residenziali e pubblici
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Caratteristiche degli edifici a zero emissioni
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Impatti su mercato immobiliare e settore edilizio
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Sfide e opportunità per cittadini e professionisti del settore
Obblighi e scadenze secondo la Direttiva Europea Case Green (EPBD)
Uno dei punti cardine della Direttiva è la definizione di un percorso graduale ma stringente verso edifici a zero emissioni. Per quanto riguarda il settore residenziale, la proposta approvata prevede che entro il 2030 tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici e non residenziali la scadenza è fissata già al 2028.
Inoltre, entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E e migliorare ulteriormente entro il 2033, arrivando almeno alla classe D. Ciò significa una vasta operazione di ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, che coinvolgerà milioni di abitazioni in tutta Europa, inclusa l’Italia, dove gran parte degli edifici è oggi in classi energetiche basse (F o G).
Gli interventi richiesti vanno dalla coibentazione all’installazione di impianti più efficienti, fino alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Le caratteristiche degli edifici a zero emissioni
Ma cosa si intende concretamente per edificio a zero emissioni secondo la Direttiva Europea Case Green (EPBD)? Si tratta di costruzioni che, oltre a consumare pochissima energia, coprono integralmente il loro fabbisogno energetico attraverso fonti rinnovabili. Sono edifici dotati di isolamento termico avanzato, sistemi di ventilazione meccanica controllata, impianti fotovoltaici, pompe di calore e tecnologie intelligenti per la gestione dei consumi. Il concetto di “zero emissioni” tiene conto non solo del consumo energetico durante l’uso dell’edificio, ma anche delle emissioni incorporate nei materiali da costruzione e lungo tutto il ciclo di vita dell’immobile.
Questo approccio “life cycle based” richiede una progettazione attenta sin dalla fase iniziale e promuove l’utilizzo di materiali naturali, riciclati o a basso impatto ambientale.
Implicazioni per il mercato immobiliare e l’edilizia
L’impatto della Direttiva Europea Case Green (EPBD) sarà profondo, sia sul mercato immobiliare sia su quello delle costruzioni. Gli edifici che non si adegueranno rischiano una drastica perdita di valore, mentre le abitazioni efficienti energeticamente diventeranno sempre più appetibili, anche grazie a incentivi economici e strumenti di finanziamento europei. Il settore edilizio dovrà affrontare una trasformazione radicale: dalla progettazione alla realizzazione, fino alla gestione e manutenzione degli immobili. Inoltre, si prevede un’accelerazione dell’innovazione tecnologica e una maggiore richiesta di competenze specialistiche in ambito energetico.
In Italia, il recepimento della direttiva dovrà essere accompagnato da un quadro normativo e fiscale adeguato, che favorisca la ristrutturazione e non penalizzi i cittadini, in particolare le fasce più deboli. La transizione verso edifici green è quindi non solo una sfida ambientale, ma anche un’opportunità economica e sociale per ripensare in chiave sostenibile l’intero comparto dell’edilizia.