L’Italia punta sull’edilizia sostenibile: investimenti per 5 miliardi di euro

da | Ambiente, Architecture, Urbanistica

L’Italia mostra nel confronto europeo elementi di debolezza concentrati in particolare nel settore delle infrastrutture di trasporto, in quelle idriche e nel contesto urbano e abitativo, questo recita il documento “Dieci anni per trasformare l’Italia. Strategie per infrastrutture, mobilità e logistica sostenibili e resilienti” a cura del Ministero della Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. L’allegato annuncia 5 miliardi di euro per l’edilizia sostenibile.

5 miliardi di euro per l’edilizia sostenibile

Il documento prevede che la pianificazione, programmazione, progettazione e realizzazione delle infrastrutture dovrà basarsi sui princìpi dello sviluppo sostenibile, in coerenza con i principi dell’Agenda 2030 dell’Onu, del Green Deal europeo e con i piani nazionali generali e settoriali di riferimento. Ma come saranno ripartite, per ciò che concerne il comparto dell’edilizia, le risorse? Fra il programma “Qualità dell’abitare”, il programma di recupero degli alloggi ex-Iacp, interventi di edilizia carceraria, efficientamento energetico delle cittadelle giudiziarie.

Per la “Qualità dell’abitare” sono state già stati selezionati 271 progetti finalizzati a riqualificare i centri urbani, ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale. Il programma può contare su un totale di circa 3,2 miliardi di euro: 380 milioni provenienti dalla Legge di Bilancio per il 2021 e 2,8 miliardi dal PNRR.

“Abbiamo pochi anni per realizzare i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza utilizzando al meglio i fondi europei e nazionali a disposizione – ha commentato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini– È necessario pianificare infrastrutture e mobilità in modo innovativo, individuando le priorità secondo una strategia sistemica e integrata. L’Allegato innova il modello di programmazione per realizzare gli interventi necessari a interconnettere le aree del Paese, per migliorare le infrastrutture idriche e accrescere la qualità dell’abitare, riducendo le disuguaglianze territoriali, per essere più competitivi, equi e sostenibili. Il documento non è solo un piano di spesa, ma un modo nuovo di programmare l’Italia che si vuole costruire nei prossimi dieci anni. Il piano si sviluppa secondo quattro direttrici: l’analisi dei fabbisogni, nuovi criteri per la definizione delle priorità, coerenza con le programmazioni nazionali e settoriali e valutazione dell’impatto degli investimenti sui 17 Obiettivi sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Abbiamo introdotto il ‘Piano Processo’, un metodo per pianificare gli interventi che prevede nuovi parametri per la selezione delle opere, aggiornamenti, approfondimenti e decisioni in fasi successive con la possibilità di revisione delle scelte in caso di mutamento dei contesti e valutazioni ex ante ed ex post degli interventi per compiere scelte più razionali e funzionali al raggiungimento degli obiettivi di medio termine”.

Gli indicatori utilizzati per definire la graduatoria dei progetti hanno tenuto conto sia della superficie residenziale che viene recuperata dal progetto, sia della maggiore inclusività sociale che esso genera, anche tramite il coinvolgimento nella successiva gestione dell’intervento da parte del terzo settore. Il giudizio della Commissione è stato informato a criteri impatto sociale, culturale, urbano territoriale, economico-finanziario e tecnologico: l’apporto economico di fondi privati, la rispondenza alle politiche territoriali regionali, la sostenibilità ed efficienza energetica e la premialità al consumo di suolo zero.

Sulla scia di Renzo Piano

Una direzione dell’Esecutivo che riporta al monito di uno degli architetti più influenti e apprezzati in ambito internazionale – Renzo Piano – che in tempi “non sospetti” aveva già presentato il suo “manifesto” che si concentra proprio sul “rammendo” delle periferie in ottica non soltanto di riqualificazione urbana, ma anche di inclusività sociale. L’architetto e senatore a vita genovese, nel 2015, ha deciso di devolvere il suo emolumento come senatore a favore di alcuni gruppi di lavoro incaricati di studiare alcune periferie italiane spiegando:

Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee.

 

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